Appuntamento con il destino a San Bruzio


 

Inginocchiata sulla dura pietra, tra le colonne e le arcate dell’antico tempio romano nei pressi di Magliano, l’antica Heba, una giovane donna implorava il Destino con tutto il cuore e con tutte le sue forze perché esaudisse le sue preghiere. L’Artefice della nostra sorte non si faceva vedere, ma la ragazza era certa che lui fosse là e ascoltasse le sue parole. Per questo restava genuflessa, caparbiamente decisa a ottenere un’udienza.

Tutti sapevano che il Destino si nascondeva in quel luogo, diventato meta di supplicanti accorsi da ogni dove. Forse lui ascoltava, ma raramente si scomodava a soppesare quanto gli veniva chiesto e a dare una risposta. Però di tanto in tanto accadeva. In un giorno indeterminato dell’anno, a un’ora sconosciuta, prendeva nota delle domande e decideva di assecondare o meno le richieste. In alcuni casi, poi, si rendeva molto disponibile a esaudire i desideri. Accadeva quando a implorare il suo intervento era un cuore puro, generoso e fermamente deciso. Ora, il caso della donna rientrava proprio tra questi. E l’Arbitro delle vicende umane quel giorno uscì allo scoperto per ascoltare ciò che la ragazza era venuta a domandargli. Lei, con voce supplichevole, ma al tempo stesso ferma e sicura, lo scongiurò di salvare la vita dell’uomo che amava. In compenso si disse pronta a dargli tutto quello che lui voleva. Fossero pure l’onore, la sua stessa vita e persino la salvezza eterna. Incuriosito, il Destino le domandò cosa mai quell’uomo potesse darle in cambio per essere amato a tal punto. Con gli occhi che le brillavano di felicità anche tra le lacrime, la ragazza rispose che dal suo amore non pretendeva niente. Sapeva che lui aveva bisogno di lei e questo bastava perché fosse pronta a qualunque sacrificio. Il Destino rimase davvero sorpreso. Di solito nessuno si scomodava a dare qualcosa per avere in cambio niente. Che strana creatura era mai questa? Da quale misterioso sentimento era animata quando anche l’amore chiede in cambio amore? Sogghignò un po’, incerto sul da farsi, poi decise che il desiderio della giovane sarebbe stato esaudito. Se non altro per l’ardore e la fermezza che avevano accompagnato la richiesta, oltre che per l’altruismo davvero raro.

Trascorse del tempo e il Destino si trovò nuovamente di fronte la donna. Questa volta non in atteggiamento supplichevole, ma a testa alta e con gli occhi senza lacrime che brillavano di orgoglio e disperazione al tempo stesso. Con la determinazione di un tempo, implorò il Destino di prendersi ora la vita che le era stata risparmiata quando aveva ottenuto la salvezza del suo uomo.

Perplesso e incredulo, il Destino ascoltò con particolare attenzione le parole della donna, senza però riuscire a spiegarsi il perché di quella domanda. Com’è che voleva morire proprio ora, dopo aver ottenuto ciò che più desiderava? Cosa le era accaduto per voler abbandonare per sempre l’uomo per cui un giorno era pronta a qualunque sacrificio? La risposta fu semplice e breve. Con un filo di voce, ma la fermezza consueta, quella rispose: Ora lui non ha più bisogno di me. E il Destino anche questa volta esaudì la sua preghiera.

Da quei giorni, tra i ruderi di San Bruzio vaga l’ombra dell’amante ingrato. Invoca piangendo il Destino. Lo scongiura di restituirgli quella compagna tanto dolce, innamorata e coraggiosa. Ma quello resta nascosto. Lo ascolta e sogghigna. Non concede nulla a chi piange sul male fatto. E l’ombra del giovane è destinata a vagare e gemere fra quelle rovine per tutta l’eternità.

Intanto il Tempo ha continuato la sua lunga marcia verso l’infinito. Le generazioni si sono succedute senza sosta. Si sono avvicendate speranze e timori, gioie e dolori, pace e guerra in un’incessante altalena. La Natura stessa ha cambiato volto. Ma col passare dei secoli la leggenda dei ruderi di San Bruzio non è caduta nell’oblio. Mantiene invece tutto il suo fascino e per la profondità e la verità dei sentimenti che trasmette continua a commuovere tutti quelli che ne vengono a conoscenza.

Dal libro 100 leggende di Maremma di Lucio Nicolai

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