Zlatorog (La leggenda del Tricorno)

Un cacciatore scopre un meraviglioso giardino sul monte Tricorno / Triglav, dove vive un branco di camosci bianchi. Sta per sparare al capobranco dalle corna d’oro, lo Zlatorog, ma una nebbia fatata glielo impedisce. Una voce lo autorizza a cogliere i fiori e a cacciare gli altri animali, ma non i camosci. Sono le Rojenice che sono state presenti alla sua nascita e lo proteggono, ma solo finché è immune da colpe. Il giardino appartiene a loro, e i camosci guidati da Zlatorog ne impediscono l’accesso ai mortali. Se viene ferito, dal sangue di Zlatorog sboccia la rosa rossa del Tricorno, e mangiandola il camoscio guarisce. Ma se qualcuno riuscisse a ucciderlo, sarebbe suo il tesoro nascosto in una caverna magica. Il giovane cacciatore, dapprima invaghito di una ragazza dei suoi monti, si innamora poi della figlia della padrona dell’osteria del Ponte sull’Isonzo. Quando questa accetta la corte di un mercante veneziano e gli rinfaccia di donarle solo i fiori del giardino incantato, e non i tesori che potrebbe facilmente conquistare, il cacciatore della Val Trenta sale sul monte, spara a Zlatorog e ne segue le tracce, segnate dalle rose del Tricorno appena sbocciate. Ma il camoscio, risanato dal magico fiore, lo fa precipitare. Il suo cadavere viene portato a valle dall’Isonzo; le due ragazze si disperano e la prima si uccide per unirsi a lui nella morte. Le Rojenice abban donano il giardino incantato, devastato dal camoscio incollerito e trasformato in pietre. Resta il tesoro del monte Bogatin: dopo settecento anni un abete crescerà tra le rocce, e dal suo legno sarà fatta la culla del bambino che troverà il tesoro.

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