Questa Caterina sarebbe la figlia di un conte di Gorizia, una fanciulla di carattere riservato, timida e schiva, che trova sollievo all’atmosfera brutale e viziosa del castello in lunghe passeggiate solitarie, protetta dal nuol cani, venendo spesso in aiuto alla povertà dei popolani. L’autore immagina di incontrarla, travestita da uomo come era solita fare per non essere ricononciuta né Importunata, nella torizia del 1946, dove è stato aperto un ritrovo intitolato al suo nome, mentre la sua fedele ancella la aspetta con i cani sotto le mura del castello,
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